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13/06/2022 by Oliveru
Sostenere un’economia locale o farsi spedire prodotti in qualsiasi parte del mondo? Il binomio economia locale e globalizzazione, o meglio glocalizzazione, nel 2022 è tutt’altro che anacronistico. Nell’era del digitale ridefinisce ancora una volta l’esperienza di un’economia nuova dalle caratteristiche sia globali che locali nel rispetto delle esigenze delle persone e del territorio.
La produzione alimentare è attualmente un’impresa globale, almeno nei Paesi sviluppati. Basta andare al supermercato o nelle note catene di fast food e caffetterie, acquistare online o su applicazioni web geolocalizzate per rendersi conto di quanto oggi il panorama della globalizzazione sia mutato e si sia adeguato sempre di più alle diverse realtà locali. Il cibo occupa un ruolo primario nell’economia locale, che nel mondo di oggi ha assunto sempre più un significato sociale, ambientale e commerciale.
Globale o locale?
Questa coppia di concetti è ormai entrata a far parte del lessico della nostra vita e delle abitudini alimentari dei consumatori. Non si tratta più della prima idea di globalizzazione, termine usato e abusato che ha portato un cambiamento radicale nel settore agroalimentare italiano, ma della riscoperta del locale e del valore, anche economico, della prossimità e della diversità. Il luogo “sotto casa’’ o l’agriturismo che produce quel prodotto in modo speciale, per intendersi.
Dall’unione di ‘’globalizzazione’’ e ‘’localizzazione’’ deriva un terzo termine, l’ibrido linguistico ‘’glocalizzazione’’ che propone una visione più ampia e inclusiva del valore delle specifiche realtà locali del territorio. Nei primi anni Ottanta del Novecento gli economisti giapponesi lo utilizzarono per spiegare come un prodotto o servizio venisse distribuito a livello globale e allo stesso tempo adattato alle microeconomie dei mercati locali in modo da soddisfare gli interessi dei consumatori. Il termine è diventato poi popolare nei successivi vent’anni grazie al lavoro del sociologo polacco Zygmunt Bauman, il quale aveva preannunciato il cambiamento d’epoca che stiamo ora vivendo.
‘’Gli spazi globali e locali possono essere separati solo con l’astrazione,
nella realtà essi sono interconnessi”
(ZYGMUNT BAUMAN)
Alla base del fenomeno della glocalizzazione del pianeta è la mutata percezione dello spazio e del tempo nell’esperienza quotidiana. In altre parole, è cambiato il concetto di mobilità. Si pensi al mezzo di comunicazione globale per eccellenza, internet, al dialogare delle reti sociali e all’invenzione dei social network che nell’arco di poco più di un ventennio hanno radicalmente trasformato le relazioni, le abitudini, i comportamenti e i consumi delle persone su scala planetaria.
Il settore agroalimentare in Italia e all’estero
Il settore agroalimentare è uno dei settori portanti della nostra economia. Secondo gli ultimi dati ISTAT rappresenta circa il 15% del PIL italiano. Il 2020 è stato un anno difficile per il settore agricolo. Nonostante questo, l’agroalimentare (che nel complesso comprende agricoltura, silvicoltura, pesca e industria alimentare) ha consolidato le sue posizioni all’interno del quadro economico nazionale.
L’Italia è la patria delle eccellenze alimentari e del buon vino e il settore agroalimentare è fortemente vocato all’export. Secondo gli ultimi dati riportati da IsmeaMercati il 2021 è stato un anno cruciale per il commercio di vino italiano nel mondo. I numeri sono da record: una crescita del 12,4% pari al valore di 7,1 miliardi di euro. In particolare, grazie alle produzioni DOP e a seguire le IGP e i vini comuni.
In aggiunta, cereali, ortaggi, frutta e olio restano i prodotti trainanti dell’export. Il mercato principale dell’agroalimentare italiano rimane quello dell’Unione Europea.
Il Made in Italy nel mondo
Una particolare forma di convivenza tra le due realtà, mercato globale e produzione locale, interessa l’Italia con il Made in Italy, considerabile come uno dei brand più importanti a livello globale. Questo perché le aziende italiane sono uniche nel panorama internazionale. Fortissima è la vocazione artigianale e manifatturiera di un alto numero di imprese italiane che da sempre contraddistingue il Bel Paese: imprese di piccole e medie dimensioni, indipendenti, artigianali, di proprietà ancora familiare e con un legame fortissimo al territorio di appartenenza, alla tradizione e alla cultura locale.
L’Italia è piena di luoghi, arte e secoli di storia, tradizioni e prodotti tipici diversi ovunque. Nel Best Countries Report, per l’anno 2020, occupa il primo posto per influenza culturale e il secondo per turismo e prestigio artistico.
Il brand Made in Italy a livello globale è percepito come garanzia di qualità, autenticità e stile.
Nuovi scenari
In uno scenario economico sempre più complesso e dinamico e in cui l’economia di mercato globalizzata ha mostrato negli anni tutti i suoi limiti, in primis lo spreco alimentare e i danni all’ambiente non più sostenibili, la fiducia si sposta sul locale. Sicuramente un ruolo importante inizia ad averlo il marketplace nostrano delle vendite online.
Un aspetto che non va sottovalutato riguarda proprio le nuove dinamiche dei consumi e i comportamenti delle persone rispetto all’interesse sempre più crescente nei confronti delle nuove realtà locali di e-commerce. Sta avvenendo quella che la Comunità Europea ha definito transizione digitale. Anche per le piccole imprese dalla firma italiana.
Nell’era delle attuali tecnologie digitali il confine minimo del nostro mercato oggi non può più essere quello della nostra città o dell’Italia. La tipicità e la varietà delle eccellenze italiane, insieme alla sostenibilità, sono un valore e sono diventate una risorsa nel mercato globale.